martedì 21 gennaio 2014

Un re a New York - Charles Chaplin

Molti conoscono il valore assoluto di Charles Caplin come attore, regista, musicista, genio della sceneggiatura, della mimica e della produzione cinematografica, ma è importante ricordare una figura che non è solo Charlot ma voce e specchio spietato di un paese come gli Stati Uniti. Siamo nel 1957, in piena guerra fredda. Sono passati 5 anni da quando gli States hanno costretto Chaplin all'espatrio in Europa accusandolo di essere comunista (Chaplin negò l'accusa sempre. Disse anche che era stanco di rispondere sempre alla stessa domanda.) a causa solo dell'emotività sentimentale e del malinconico disincanto di fronte alla spietatezza e alle ingiustizie della società moderna che hanno reso Charlot (The Tramp) l'emblema dell'alienazione umana e soprattutto delle classi sociali più emarginate; nel 1952 durante un soggiorno di Charlot in Europa il ministro della giustizia statunitense dispose per pubblico decreto che a Chaplin, in quanto cittadino britannico, non sarebbe stato permesso di rientrare nel paese a meno che non avesse convinto i funzionari dell'immigrazione di essere "idoneo". Sono anni difficili, in cui si stanno decidendo le sorti del mondo: vinceranno l'influenza e la cultura secolare filo-sovietiche con la loro economia nuova di 40 anni di applicazione pratica (e quindi più che perfettibile) o la nuova nascente pseudo-cultura americana tanto derisa dagli europei con la sua millenaria economia (con tutti i suoi limiti e con la sua fittizia alternanza governativa che rispecchia la moneta testa o croce)? 
una delle locandine del film
Vincerà l'America e questo non sarà necessariamente un male; è vero anche che Chaplin da intellettuale, filosofo e sociologo attento e acuto qual'è metterà in luce nel suo "Un re a New York" (dimenticato e bollato come film di poco conto proprio per evitarne la diffusione) le contraddizioni profonde di questo paese che predicava (e predica) una libertà assoluta di espressione, pensiero e quant'altro, e condanna il comunismo e tutti i suoi seguaci (anche con escamotage come l'accusa di disprezzo alla corte). La voce delle idee e della riflessione più profonda è affidata ad un bambino geniale e insopportabile (interpretato dal figlio) che è monello e "fanciullo puro", l'artista illuminato e incarnazione di Chaplin filosofo stesso. Quella che è la prima vera rappresentazione di un Grande Fratello apre le avventure del Re Shadon (nome che potrebbe ricordare Shadow, ombra) in un mondo fatto di immagine, plastica e pubblicità ridicola, inquietante, soffocante che è la base del capitalismo sfrenato (e a cui siamo ormai tutti assuefatti), un mondo delle immagini, della propaganda, dell'illusione della ricchezza per tutti. Un mondo di illusioni appunto, una facciata che nasconde guerre, bombe atomiche, stragi compiute nel nome della "pace", spionaggio, intercettazioni, violazione della privacy. Il film, che è una commedia in stile hollywoodiano, è una lucida e intelligentissima critica al paese della libertà visto come un impero sul modello dell'antica Roma (il film sarà vietato e censurato per più di 20 anni negli States a dimostrazione dei temi scottanti trattati) e al suo odio verso la dottrina economica alternativa (che veniva mostrata in modo mostruoso in film e documentari di propaganda) che partiva dal basso e che aveva (e ha) bisogno di sviluppo. La storia e la ragione sono di chi vince.
Marco Brama
EP con una scena del film 

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